Celebre scrittore polacco, autore di romanzi di fantascienza contraddistinti da profonde implicazioni filosofiche, Stanislaw Lem ha esordito dopo la guerra con versi e racconti brevi (L’uomo di Marte, 1946).
Nel 1951 è uscito il suo primo romanzo di fantascienza, Il pianeta morto, cui ha fatto seguito un romanzo autobiografico sul periodo dell’occupazione nazista, Il tempo non perduto (1955).
Ma Lem ha poi virato decisamente verso la fantascienza, esplorando il genere in profondità e conferendo ad esso una nuova identità attraverso una lunga serie di romanzi e di racconti: La nuvola Magellano (1955), Memorie di un viaggiatore spaziale (1957), Ritorno dall’universo (1961), Solaris (1961, da cui A.Tarkovskij avrebbe poi tratto l’omonimo e film), L’Invincibile (1964), Cyberiade (1965), Insonnia (1971), Raffreddore (1975), Golem XIV (1981), Il congresso di futurologia (1983), Il pianeta del silenzio (1986).
Nei suoi romanzi, che sono spesso attraversati da una vena sottilmente satirica o grottesca, il problema delle società che verranno nei secoli futuri è affrontato partendo da un punto di vista etico: in sintesi si potrebbe dire che l’uomo di oggi, quando attiene alle sue ricerche scientifiche e alle sue scelte esistenziali, ha una grossa responsabilità nella formazione del mondo che verrà.
L'opera di Lem comprende anche alcuni saggi, tra i quali: Provocazione (1983) e Vuoto assoluto (1990).
Biografia tratta dalla voce dedicata all'autore sull'Enciclopedia Garzanti della letteratura